Impresa 4.0: come cambiano i profili professionali

Sorry, this entry is only available in Italiano. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.

Impresa 4.0

È arrivato il momento, anche in Italia, di iniziare a considerare l’impatto della digitalizzazione del comparto industriale come un’opportunità e non come una minaccia.

Più che guardare, con timore, alle ricadute negative sul piano occupazionale, occorre evidenziare come, al contrario, il processo di automazione del lavoro rappresenti uno stimolo alla ricerca di figure professionali innovative, capaci di accompagnare e facilitare il cambiamento. L’introduzione di nuove tecnologie digitali è la linfa del rinnovamento nelle piccole e medie imprese.

Se, da un lato, è vero che l’automazione ha sostituito molte figure professionali, progressivamente scomparse, dall’altro è vero anche che la cosiddetta industria 4.0 determina la nascita di nuovi profili. Il settore strettamente lavorativo infatti è uno di quelli più coinvolti dal cambiamento generato dalla tendenza all’automazione industriale; un trend che ha già modellato i processi produttivi e le modalità di relazione coi consumatori. I lavoratori di un futuro sempre più prossimo devono quindi adeguare, in tempi rapidi, le proprie competenze.

L’obiettivo è riuscire a soddisfare una domanda crescente che rischia, al momento, di non venir soddisfatta dal mercato.

L’obiettivo è riuscire a soddisfare una domanda crescente che rischia, al momento, di non venir soddisfatta dal mercato. Diverse ricerche di settore evidenziano, infatti, la difficoltà dei datori di lavoro di reperire le figure professionali di cui necessitano, nonostante il tasso di disoccupazione si attesti in crescita.

Difficili da trovare, ad esempio, sono gli addetti all’installazione delle macchine utensili e i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione per cui, a fronte di una domanda superiore ai 14 mila posti di lavoro, se ne soddisfa meno del 40%. Il contratto di apprendistato, utile ad acquisire sul campo le competenze, sarebbe – sottolinea un’analisi condotta da Confartigianato – lo strumento adatto a ridurre la distanza tra domanda e offerta. Secondo i dati raccolti dall’organizzazione, questa tipologia di contratto ha permesso un aumento delle assunzioni, nelle piccole imprese, superiore al 27% in un periodo a cavallo tra il maggio del 2016 e lo stesso mese dell’anno successivo.

La trasversalità del proprio “know how” e la capacità di adattamento ad un nuovo stile di lavoro sono due ingredienti fondamentali per farsi strada in un panorama occupazionale che, oltre all’innovazione tecnologica, deve tener conto anche della riorganizzazione dei processi produttivi, del costo del lavoro, dell’ambiente e del ruolo dei mercati globali.

[…] la chiave per il successo è il possesso di capacità non fungibili con quelle garantite dalle macchine […].

In un’ottica di personalizzazione dell’offerta, la chiave per il successo è il possesso di capacità non fungibili con quelle garantite dalle macchine: un sicuro uso di internet, l’audacia creativa nell’elaborazione di soluzioni e, soprattutto, la tenacia in presenza di ostacoli. L’abilità nel persistere e nel non fermarsi davanti alle difficoltà rappresenta una qualità imprescindibile all’interno di una realtà performante.

È proprio questa qualità, infatti, il tratto distintivo di parecchie professioni di successo che spaziano dai tecnici di gestione dei fattori produttivi al personale addetto a compiti di controllo e verifica, passando per i professori e i programmatori.

L’intelligenza emotiva gioca un ruolo centrale nella determinazione di un profilo vincente […].

L’intelligenza emotiva gioca un ruolo centrale nella determinazione di un profilo vincente, insieme alla capacità di entrare in relazione e a una buona dose di adattabilità e problem solving. Parimenti influenti sono anche la creatività e l’originalità che accompagnano la progettazione di nuovi servizi. Diventa sempre più marginale, invece, la competitività nell’ambiente di lavoro.

Diversamente dal passato, l’accento viene posto sul capitale umano in grado di generare innovazione e produttività, a fronte di adeguati investimenti in termini di ricerca, formazione continua e welfare aziendale. Il lavoratore del futuro deve quindi essere capace di lavorare in gruppo, valorizzando l’apporto dei colleghi.

L’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro ha presentato una classifica nazionale delle prime dieci professioni altamente qualificate la cui richiesta ha registrato un aumento superiore alle 141 mila unità tra il 2012 e il 2016. Al primo posto svettano gli analisti e i progettisti di software con un incremento della domanda pari a circa 23 mila unità, la maggior parte di cui in Lombardia. Seguono i disegnatori industriali e, specie in Sicilia, Puglia e Sardegna, le professioni sanitarie riabilitative. Spazio anche ai tecnici programmatori, a quelli esperti in applicazioni e ai tecnici del reinserimento e dell’integrazione sociale.

Uno studio di Confartigianato, che ha fotografato l’andamento del 2017, ha evidenziato la tendenza delle imprese italiane ad assumere sempre più lavoratori con formazione e competenze in ambito tecnologico. Nel dettaglio: personale diplomato in meccanica (in particolare candidati in possesso di diploma professionalizzante a quattro anni in meccanica), meccatronica, energia, elettronica ed elettrotecnica.